Quello che Momo sapeva fare come nessun altro era ascoltare.
Non è niente di straordinario, dirà più di un lettore: chiunque sa ascoltare.
Ebbene è un errore. Ben poche persone sanno davvero ascoltare. E come sapeva ascoltare Momo era una maniera assolutamente unica.

Momo sapeva ascoltare in tal modo che ai tonti, di botto si affacciavano alla
mente idee molto intelligenti. Non perché dicesse o domandasse qualche cosa atta a portare gli altri verso queste idee, no; lei stava soltanto lì e ascoltava con grande attenzione e vivo interesse. Mentre teneva fissi
i suoi vividi grandi occhi scuri sull’altro, questi sentiva con sorpresa emergere pensieri – riposti dove e quando? – che mai aveva sospettato di possedere.

Lei sapeva ascoltare così bene che i disorientati o gli indecisi capivano all’improvviso ciò che volevano.

Oppure i pavidi si sentivano, a un tratto, liberi e pieni di coraggio. Gli infelici e i depressi diventavano fiduciosi e allegri. E se qualcuno credeva che la sua vita fosse sbagliata e insignificante, se credeva di essere soltanto una nullità fra milioni di persone, uno che non conta e che può essere sostituito – come si fa con una brocca rotta – e andava lì… e raccontava le proprie angustie alla piccola Momo, ecco che, in modo inspiegabile, mentre parlava, gli si chiariva l’errore; perché proprio lui, proprio così com’era, era unico al mondo, quindi per la sua peculiare maniera di essere, individuo importantissimo per il mondo.
Così sapeva ascoltare Momo!

Da Momo, di Michael Ende, ed. Longanesi, 1981